Beatrice Bianco

La sedia è il fulcro
della mia attività
Io mi occupo di realizzare i sogni degli altri, ma vediamo innanzitutto come io sono riuscita a realizzare il mio: ovvero quello di diventare Psicologa. Iniziamo dal 1997, anno di laurea. Non ero certa di riuscire a fare della psicologia la mia attività principale, agli inizi quasi tutti i colleghi integrano con attività più o meno affini come l’insegnamento. Il mio desiderio di fare solo la psicologa, però, era immenso così ho acquistato una sedia di design, la sedia del paziente. Questo oggetto era un rappresentante che aveva il compito di continuare a incoraggiarmi e dirmi che presto o tardi sarebbe arrivato il momento. Dieci anni dopo ho aperto la mia attività in proprio. Dopo anni ad esercitare negli studi di altri, finalmente è arrivato il momento di avere un posto mio. Ci credevo talmente tanto che ho aperto un mutuo e l’ho comprato. Ho deciso prima ancora di valutare come procedessero le cose, forse è stata una pazzia, ma io amo fare le cose che mi fanno stare bene. Il mio studio l’ho desiderato dal mio primo giorno di università. Amo il mio studio e lo rinnovo continuamente, sostituendo i complementi d’arredo. Voglio trascorrere le mie giornate in un luogo che mi doni benessere. Ho sempre desiderato mettermi in proprio, ma non sapevo se crederci. La mia svolta
personale è arrivata quando mi sono autorizzata a parlarne, a dire ad alta voce che io avrei fatto la psicologa a tempo pieno. Questo non è successo molto tempo fa, sono appena 10 anni, esattamente quando sono riuscita a mettere quella sedia nel mio studio. La sedia è il fulcro del mio lavoro, poiché rappresenta lo spazio della relazione di aiuto, lo studio è il luogo, mentre la relazione con me raffigura il tempo che il paziente si concede per poter dire tutto. Sì perché la relazione di aiuto è un percorso di trasformazione basato sulle parole: “Si può sempre dire tutto, ma non a tutti.” Nel mio studio non è presente alcun giudice, semmai io sono l’avvocato difensore. Credo fermamente che ai miei pazienti serva un avvocato: la sofferenza non è altro che il risultato delle azioni di soggetti esterni o di fantasmi interni, serve essere affiancati da qualcuno per affrontarli. Spesso siamo circondati da persone che in modo più o meno palese non fanno altro che farci sentire sminuiti, maltrattati, mortificati, svalutati. A volte la fonte dei nostri dolori siamo noi stessi, che alimentiamo credenze e lasciamo spazio ad alcuni fantasmi pronti a ferirci. Io sono l’avvocato e il paziente dalla sua sedia-confessionale è chiamato a dire tutto, a confessare i peccati subiti e quelli fatti. Il passaggio successivo è la soluzione: i sentimenti diventano parole e il paziente si autorizza a tornare il protagonista della propria esistenza. La sedia diventa trono, finalmente si è liberi di vivere una vita senza sofferenze, diventando sovrani di sé stessi. Il mio obiettivo è quello di capire le cause che provocano certi sentimenti e certi malesseri, non è il mio compito insegnare le tecniche per imparare a gestirli. I malesseri passano solo se li affronti, quando si riesce a spiegare a parole quel che si ha dentro si è vicini alla soluzione
Nel mio lavoro mi occupo solo di adulti perché amo le loro complessità e le loro sfumature. Credo nel valore della relazione a due, due sedie posizionate frontalmente, due posti in cui, in modo intercambiabile, si parla e si ascolta. Sono molte le cose che amo fare nel tempo libero: amo la corsa, le camminate in montagna, andare in bici, leggere romanzi, andare al cinema, frequentare gli amici e conoscere persone nuove, da cui cerco sempre di imparare qualcosa. Spero di non dover più fare a meno di queste occasioni e che possiamo finalmente lasciarci alle spalle l’emergenza sanitaria. Sono nata in Liguria e ho frequentato la scuola di specialità a Milano, ma dai miei hobby si capisce chiaramente che sono stata cresciuta da genitori piemontesi e che amo alla follia il mio territorio.

www.biancobeatrice.com

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